venerdì 15 gennaio 2021

Storie simpatiche 5 - Perché Dio ha creato gli atei.

 

INFO:
Quella di "Storie simpatiche" è una serie di post che sto scrivendo (qui l'ultima puntata). Guardando video, seminari, pagine Facebook, blog e ogni altra tipologia di arena dove possono compiersi scambi di idee ho notato che molte volte (se non tutte), quando c'è un confronto atei credenti, i primi fanno delle affermazioni e i secondi rispondo con storielle simboliche.
Visto che è impossibile controbattere ad una storiella simbolica (non si può certamente dire che la scena sia falsa, perché ovviamente simbolica) ho deciso di agire in maniere un po' diversa. Prenderò queste storielle simboliche, le scriverò e aggiungerò un finale alternativo... così, per divertimento. 
Riconoscerete subito il finale cambiato e/o aggiunto: lo scriverò in corsivo.
Riscriverò la storiella di mio pugno e non linkerò mai la fonte.
Le riscriverò di mio pungo perché sarebbe impossibile citarle in tutti i casi letteralmente: molte volte mi imbatto in storielle simboliche guardando video (e non voglio certamente mettermi a trascriverle) oppure leggendo post scritti di fretta e senza punteggiatura.
Non linkerò mai la fonte perché la trovo un'operazione inutile: queste storielle il più delle volte sono buttate lì a caso anche da quelli che le professano e, certamente, non fanno parte del corpus del catechismo della Chiesa Cattolica.
Spero le troverete divertenti...
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Un giorno, in una scuola chassidica, un Maestro stava spiegando ai propri allievi che Dio aveva creato ogni cosa perché fosse studiata dagli uomini di modo che potessero trarne una lezione.

Uno studente intelligente alzò la mano e chiese al Maestro: «Quale lezione possiamo imparare dagli atei? E per quale motivo Dio li ha creati?»

Il Maestro rispose: «Dio ha creato gli atei per darci la lezione più importante di tutte: quella della vera compassione! Vedete, quando un ateo compie un atto di carità: quando visita qualcuno che è malato, quando aiuta qualcuno nel momento del bisogno; egli non lo fa perché glielo prescrive un insegnamento religioso. Non crede che sia stato Dio a volerlo. Difatti, egli nemmeno crede in Dio! Ciò significa che le sue azioni nascono da un sentimento morale che dimora in lui. Egli fa del bene solo perché sente che sia la cosa giusta!»
«Questo significa...» continuò il Maestro «Che quando qualcuno verrà a chiedere il vostro aiuto non dovrete rispondere "Pregherò per te", ma immaginare di essere atei, immaginare che non vi sia alcun Dio ad aiutarlo e dire "Sì! Io ti aiuterò!"»

Lo studente intelligente rimase ad osservare il Maestro per qualche istante, poi si fece coraggio e chiese ancora: «Ma quindi pure gli atei vanno in paradiso?»
«Se col cazzo» disse il Maestro «E mica santificano le feste».
 
 

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