sabato 4 luglio 2015

Storie simpatiche 3 - L'astronauta e il neurochirurgo.

INFO:
Quella di "Storie simpatiche" è una serie di post che sto scrivendo (qui l'ultima puntata). Guardando video, seminari, pagine facebook, blog e ogni altra tipologia di arena dove possono compiersi scambi di idee ho notato che molte volte (se non tutte), quando c'è un confronto atei credenti, i primi fanno delle affermazioni e i secondi rispondo con storielle simboliche.
Visto che è impossibile controbattere ad una storiella simbolica (non si può certamente dire che la scena sia falsa, perché ovviamente simbolica) ho deciso di agire in maniere un po' diversa. Prenderò queste storielle simboliche, le scriverò e aggiungerò un finale alternativo... così, per divertimento. 
Riconoscerete subito il finale cambiato e/o aggiunto: lo scriverò in corsivo.
Riscriverò la storiella di mio pugno e non linkerò mai la fonte.
Le riscriverò di mio pungo perché sarebbe impossibile citarle in tutti i casi letteralmente: molte volte mi imbatto in storielle simboliche guardando video (e non voglio certamente mettermi a trascriverle) oppure leggendo post scritti di fretta e senza punteggiatura.
Non linkerò mai la fonte perché la trovo un'operazione inutile: queste storielle il più delle volte sono buttate lì a caso anche da quelli che le professano e, certamente, non fanno parte del corpus del catechismo della Chiesa Cattolica.
Spero le troverete divertenti...
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Un astronauta a caso.
Due amici, un astronauta ed un neurochirurgo, si incontrano dopo tanti anni.
Parlano del più e del meno e ognuno racconta all'altro della sua vita e, alla fine, il discorso cade sull'esistenza di Dio.
L'astronauta dice: "Sono stato tante volte nello spazio, sai? Ho visto la Terra dall'alto... ho visto stelle... comete... asteroidi, quasar e galassie... ma mai, e dico mai, ho visto Dio!".
Il neurochirurgo ci pensa un po', poi risponde: "Sai... ho fatto tante operazioni... ho visto centinaia di cervelli... ma mai, e dico mai, ho visto un pensiero!".
L'astronauta ci rimane un po' perplesso, ci pensa un po', poi chiede: "Scusa... ma dove ti sei laureato?".
"Al CEPU, perché?".
 

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