sabato 14 novembre 2015

Disavventure in Romagna.

Probabilmente vi starete chiedendo come ho passato l'ultima settimana.
Ho fatto due cose, principalmente: ho studiato per l'esame di "Diritto dei Media" e ho fatto una breve serie di colloqui.
Le cose sono forse collegate? Vi starete chiedendo.
Solo indirettamente, proprio attraverso questo post.
Questo perché, i colloqui mi hanno dato il materiale (e che materiale!) per l'argomento di questo post, mentre il testo e la professoressa di diritto mi hanno fatto cagare in mano con storie di anonimi blogger denunciati da uffici di avvocati milionari.
Quindi sia chiaro fin d'ora che non farò nomi: né di persone e né di prodotti collegabili all'azienda dove ho fatto i colloqui. Ovviamente, per ragioni di completezza, dovrò accennare al solo settore merceologico in cui opera l'azienda; ma, per ora, non voglio spoilerare nulla...

Non potendo mostrare il prodotto, vi propongo: Ravenna.
Tutto è cominciato con un annuncio affisso da qualche parte nei pressi della stazione di Ravenna.
"Cercasi personale ecc. ecc. azienda di nuova apertura ecc. ecc." e le classiche linguettine di carta da staccare e portar via.
"Ma sei un coglione! Non avrai chiamato per un lavoro trovato su un volantino?" direte voi.
Ebbene sì! Il fatto è che non sono ancora tutt'uno con gli usi  e i costumi di questa Romagna; per dire: se un popolo è capace di chiamare le buste "sportine" come minimo è possibile che offrano lavori da dirigenti tramite volantini.
Devo dire che già a questo punto un campanello di allarme avrebbe potuto suonare.
Se un volantino del genere fosse stato affisso a Cassino (mia città natale... sì, quella dell'abate drogato... evitiamo per ora...) non solo avrebbero staccato tutte le linguette, ma nel giro di 5 minuti avrebbero sradicato pure il palo a cui era affisso.
Qui invece, non solo, di linguette ce n'erano ancora tante, ma devo essere stato proprio io il primo a staccarne una.
Non credo ci voglia un laureato in Comunicazione per dirvi che è prassi che sia la stessa persona che affigge determinati volantini a staccare le prime due o tre linguette.
La questione è che qui era talmente palese che fosse stata la stessa persona che li aveva affissi a staccarle da sfiorare quasi il ridicolo.
Ogni venti metri circa, infatti, c'era lo stesso volantino a cui mancavano proprio le stesse linguette centrali.
Una persona normale avrebbe pensato "Questi so' dei ritardati, lasciamo perdere!". Io, invece, che sono un inguaribile ottimista, ho pensato "Bene! Se questi sono talmente inetti da aver combinato una cagata simile, alla prima frase che pronuncerò al colloquio, come minimo, mi fanno direttore amministrativo!".
Non potevo saperlo, ma questo sarebbe stato l'inizio di un'avvincente avventura.
Un'avventura in cui non sarebbero mancati pericoli mortali, macchinari fantascientifici, esplorazione spaziale e nebbia... tanta nebbia.

La prima cosa che ho fatto, una volta tornato a casa, è stato cercare su PagineBianche.it il numero da chiamare (era un fisso).
Cosa ho trovato secondo voi?
Ovvio, niente.
Dopo un attimo di titubanza mi decido e telefono.
A rispondermi è una giovine donna che in mezzo secondo mi fissa un colloquio.
"Un attimo un attimo... ma di che si tratta?" mi sento in diritto di chiedere.
"Siamo un'azienda americana che produce elettrodomestici e cerchiamo molte figure a tutti i livelli aziendali".
Ora, posso scommettere che l'attenzione di molti di voi sarà caduta principalmente sulla seconda parte della frase.
A me invece interessava la prima!
Questo perché la parola "produrre" ha un significato che in nessun caso è sovrapponibile a quello della parola "vendere".
Lo dico tranquillamente, se la ragazza avesse detto che l'azienda vendeva elettrodomestici, non solo avrei riattaccato, ma le avrei risposto in modo così pittoresco che non avrebbe avuto più il coraggio di guardare un prete negli occhi.
In ogni caso, il colloquio è fissato da lì a pochissimo tempo, in una città della provincia di Ravenna.
"Ah! Finalmente un indirizzo!" esclamo.
Cinque minuti dopo sono già in GoogleMaps in streetview ad osservare quell'anonimo palazzone grigio.
Sì, sembra proprio una fabbrica, dopotutto.
E qualche giorno dopo mi trovo sotto quel palazzone grigio di persona.
Senza nemmeno il bisogno di dire chi sono, citofono e mi aprono.
La reception sicuramente non era quella di un'azienda che fattura milioni di euro, ma, dopotutto, sembrava veramente di essere negli uffici amministrativi di una fabbrica.
Dietro il bancone un ragazza magra e sorridente che ascolta musica a tutto volume.
Seduto su una delle numerose sedie, in attesa del colloquio, c'era un mio compagno di avventure: un signore di mezza età straniero e totalmente sporco di calce e polvere.
Bhé giusto, cercano personale a tutti i livelli.
La ragazza mi consegna un modulo, niente di che: dati personali ed uno strano test psicometrico.
Il test, devo dirlo, era veramente insulso, oltremodo insulso.
"Quando lavorerò qui..." penso "...ce li porto io dei test psicometrici validati dalla comunità scientifica, altro che questa robaccia che sembra uno di quei test che si fanno per l'iscrizione a Twoo".
Ma non divaghiamo...
Appena entrato per il colloquio vero e proprio, ho subito capito che la persona che avevo davanti non era una selezionatrice professionista.
Cosa intendo dire: non avevo davanti una laureata in Psicologia o una professionista che aveva studiato Risorse Umane, questo era palese.
Forse a questo punto i campanelli sarebbero dovuti essere così tanti a suonare da essere assordanti.
Ma l'inguaribile ottimista che sono mi spinse ad andare avanti: se mettono un'impiegata contabile a fare selezione, io nel giro di una settimana avrò potere decisionale su join-venture e fusioni aziendali.
La tizia mi chiede pregi e difetti, cazzate normalissime in un colloquio di lavoro.
Mi spiega che l'azienda è americana ed ha un brevetto per la produzione di un motore per elettrodomestici, anche se un po' d'élite... una roba di nicchia, insomma.
Cercano figure a tutti i livelli: nel call-center dell'assistenza clienti, tecnici e, persino, l'intero quadro dirigenziale di una nuova sede.
Il fatto che io non sia nemmeno lontanamente un perito (e un motore non so nemmeno come cazzo funziona) unito al fatto che la tizia, al mio ingresso, ha esordito con un "Ah! Finalmente un laureato!" mi avevano fatto ben sperare.
Dopotutto ho già lavorato negli uffici amministrativi di un'azienda romagnola.
Ma a questo non ho potuto fare alcun cenno, perché dopo le cazzate sui pregi e i difetti vengo già congedato.
Mi richiameranno entro le 18 e 30; se sono piaciuto tornerò a fare il secondo colloquio.

Mi richiamano; il secondo colloquio da lì a pochi giorni. Durerà due ore.

Stessa sede.
Questa volta non siamo in due, ma in sette.
Ci faranno sicuramente un colloquio di gruppo.
Di solito ai colloqui di gruppo la gente è preoccupata, ma io ero troppo preso ad osservare i miei sei compagni per esserlo.
Segue un breve compendio umano:
1) Un vecchio di almeno 75 anni; con pantaloni di velluto, camicia, felpa di lana e sciarpa... sudavo solo a guardarlo. Il signore sembrava amareggiato, fissava il pavimento senza troppe speranze. Forse non lavorava da tanto...
2) Una donna, penso 35/40 anni. Era la classica persona che ai colloqui si caga in mano. Immobile, braccia sul ventre.
3) Un uomo di mezza età. Sembrava che ce l'aveva scritto in fronte "Sono un operaio esodato, sono in cerca di lavoro".
4) Un negrone alto quasi due metri. Lineamenti scolpiti ed elegantissimo. Era il più figo di tutti (dopo di me n.d.r.).
5) Un tizio anonimo.
6) Una ragazza, finalmente una mia coetanea. Carina. Dovete sapere che l'ho inquadrata subito: è la classica ragazza che ha cercato su Internet "come superare un colloquio" la sera prima.
Ero immerso in queste etnografiche considerazioni quando mi sono accorto che il tempo, tic tac, passava.
Io non sono uno di quelli che ai colloqui ci va tanto per andarci.
Per me vanno presi molto seriamente, ma mi aspetto, come minimo, che anche i datori di lavoro li prendano seriamente.
Se non fossi stato a 40 km da casa, mi sarei alzato e me ne sarei andato.
Trenta minuti di ritardo per iniziare il colloquio, non li ammetto.
Ma ho resistito e, all'improvviso, dalla porta fa capolino un tizio vestito come un saltimbanco e con una faccia che avrebbe fatto cagare in mano persino Totò Riina.
Il tizio ci conduce tutti e sei in una stanza con numerose sedie... ed in quel momento... che arriva la consapevolezza...
Era un lavoro da venditori.
In un angolo della stanza c'era un foglio con la scritta "Questo mese abbiamo spaccato" con una serie di fotografie seguite da pallini rossi.
I pallini rossi erano palesemente le vendite fatte da ciascun impiegato.
Ad attenderci: la signora del primo colloquio e un signore di mezza età che stringe la mano a tutti.
E dopo mezz'ora di ritardo, non bisogna perdere manco un secondo, la signora attacca subito.
La bip è un'azienda americana fondata più di un secolo fa da due tizi che sono poi diventati miliardari. Qual è il prodotto? Un aspirapolvere.
Un aspirapolvere? Sul serio?
Cristo dimmi che stanno scherzando.
In sostanza la tizia, fin da piccola, aveva un sogno: avere un mucchio di soldi.
Ci ha confidato di essere stata da sempre convinta che tutti i miliardari del mondo fossero ereditieri, poi ha scoperto dei dati che dicono che il realtà il 97% dei miliardari mondiali non sono affatto ereditieri.
La voglia di chiederle se nei dati ci fossero anche informazioni sulla percentuale di persone divenute miliardarie grazie alla vendita di aspirapolvere era tanta, ma non avevo, comunque, ben capito in che valuta stessero ragionando.

E, come un fulmine al ciel sereno, spunta la NASA...
Cazzo... non mi sarò esposto troppo?
Avevo detto fin dall'inizio che non volevo fare i nomi... ma vabbè... non credo che digitando su Google "aspirapolvere nasa" esce propr... oh no...
OK.
I lettori del mio blog sono pregati di NON cercare su Google "aspirapolvere nasa", grazie.
Ma torniamo a noi...
Praticamente i titolari di questo fantomatico brevetto hanno dei rapporti nientepocodimenoché con l'agenzia spaziale americana!
Quello che, però, non si capiva era che genere di rapporti.
Mi spiego meglio: alla NASA utilizzano quel brevetto nelle stazioni spaziali o, molto più umilmente, trattasi solo dell'aspirapolvere con cui puliscono i cessi di Houston?
Oppure ancora hanno tutt'altro genere di rapporti con la NASA?
Rapporti che hanno a che fare con avvocati, tribunali e solide sbarre d'acciaio?
Non l'ho capito, ma non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci, perché la tizia ha cominciato ad elencare le mirabolanti caratteristiche del loro prodotto.
Pensate un po', possiede lo stesso motore di Valentino Rossi o di un macchina di Formula 1; dopotutto lo sanno tutti che una motocicletta ed un'auto da corsa sviluppano la stessa potenza.
E ancora, il marchingegno ha oltre 60 funzioni!
Trattasi quindi di una cosa abbastanza elitaria:  un prodotto da vendere per lo più ad alberghi o maneggi (una delle funzioni permette di strigliare i cavalli...) anche se, ovviamente, ancora non si è capito che cazzo di lavoro è.
E, senza alcuna soluzione di continuità, ecco che la tizia illustra (finalmente) le posizioni aperte:
1) n. 4 centraliniste che si occuperanno di fissare appuntamenti;
2) n. 3 / 4 tecnici di assistenza ai clienti;
3) n. 5 manager.
Come?
Ci sono più "manager" che centralinisti?
Cos'è questa? Un'azienda basata sul modello de "I ragazzi della via Paal"?
Tutti, nella stanza, si stanno chiedendo (ancora) in che cazzo consiste il lavoro.
Ed ecco che dopo una veloce scancellata sulla lavagnetta la tizia passa ad esporre il funzionamento del lavoro.
E finalmente!
Ovviamente, tutta l'attenzione è posta sui manager.
E, ancora una volta, non si capisce bene cosa fanno.
L'unica cosa chiara è che guadagnano una barca di soldi.
1000 euro al mese più 200 per ogni aspirapolvere venduto.
Ma non è un lavoro di porta a porta!
A fissare gli appuntamenti ci pensano loro, ai manager tocca fare 60 dimostrazioni al mese di questo apparecchio.
A tutti, nella stanza, brillavano gli occhi.
Nessuno deve essersi accorto che la tizia ha liquidato il punto in maniera piuttosto sospetta.
Cosa esattamente vuol dire "si fanno 60 dimostrazioni al mese"?
Non sarà per caso che, per essere più corretti, sarebbe stato meglio utilizzare l'espressione "si devono fare almeno 60 dimostrazioni al mese"?
Con l'aggiunta eventuale di "altrimenti non sganciamo manco un euro"?
Ma ecco piovere altri numeri, il primo mese di lavoro si fanno almeno 6 vendite "Chi mi dice quanto fa 6 x 200?".
Devo dirlo, non risposi
Se uno mi chiede "Lo sai quanto fa 6 x 200?", personalmente la prendo come una domanda retorica; non deve aver pensato la stessa cosa l'esodato di mezza età perché prontamente ha risposto "1200!".
"Bene! Adesso sappiamo chi è quello tra di voi che è bravo con la matematica!" dice la tizia.
Cazzo! Sbrigatevi ad assumerlo che sennò lo pigliano alla NASA, eh!
Però, era giunto il momento di vedere il meraviglioso aspirapolvere.
La tizia lo annuncia e...
Io mi giro!
Sì, mi giro verso la porta, pronto a vedere tre o quattro persone trascinare a fatica un'ingombrante cassa di legno.
Seee...
Il saltimbanco, che dall'inizio era rimasto in silenzio, schiena dritta, orgoglio marziale, porge un borsone alla tizia.
Ed ecco uscirne un comunissimo aspirapolvere.
Di per sé un oggetto abbastanza scarno: una scatoletta di alluminio.
Faccio due rapidi calcoli, ma a quanto si piazza quella roba se per ogni pezzo venduto mi becco 200 cazzo di euro? (E ho sorvolato sugli scatti di carriera che oltre a far guadagnare spillette di platino tempestate di smeraldi fanno anche salire il valore delle commissioni).
Ovviamente la tizia non fa nemmeno un rapido accenno al valore di piazzamento di quel marchingegno.
Quello che è certo è che in pochi accetterebbero il lavoro se venisse detto fin dall'inizio "Dovete vendere questa cagata a 4.000 euro".
E la tizia prosegue "Lo sapete che qui dentro c'è lo stesso motore di Valentino Rossi?".
Sì, l'hai già detta 'sta stronzata.
La tizia si dice anche abbastanza divertita di tutti quegli elettrodomestici che indicano il voltaggio.
Il loro prodotto in realtà consuma 600 Volt e produce, invece, 1.200 Volt di potenza!
Cristo! Hanno scoperto il macchinario del moto perpetuo e l'hanno messo su un aspirapolvere!
Senza contare che un aspirapolvere che produce 1.200 Volt di potenza deve avere il cavo lungo almeno 10 litri!
"Ma qual è..." prosegue "...l'elettrodomestico che, di sicuro, abbiamo tutti nelle nostre case?".
Direi... ehm... il frigorifero... la lavatrice... o no?
Eh, no.
Voi non lo sapete, ma ogni giorno rischiate la morte a causa sua..
Il materasso.
Sono abbastanza sicuro che il materasso non sia un elettrodomestico, ma non è certo questo il punto importante.
Perché questo strano cambio di prospettiva?
Io, sinceramente, avevo capito che questo marchingegno andava venduto per usi industriali, che diamine centrano adesso le nostre case?
Che sia un cazzo di lavoro di vendita porta a porta?
E' un lavoro di vendita porta a porta e chiamate i venditori "manager"?
Ma non ho il tempo di completare suddetti pensieri; la tizia ci lancia un monito agghiacciante.
Tutti...
Tutti voi... siete in serio pericolo di morte!
Ogni giorno quando dormiamo perdiamo piccoli frammenti di pelle...
Pelle che marcisce...
Allergie... polmoni...
Microbi...
Pneumologia...
Epidemiologo!
Microbi...
Acari...
Morte...
Soffocamento...
Epidemiologo!
E sapete cosa fanno gli acari sui letti, mentre noi dormiamo?
Io non me lo sarei mai aspettato...
In pratica trombano.
Certo, la tizia non ha usato il verbo "trombare" ma a quello voleva far riferimento con il giro di parole (e infatti tutti nella stanza a ridere).
In pratica, mentre dormiamo, cioè ci stanno 'sti acari che trombano...
E' qual è la soluzione!
Il loro aspirapolvere è l'unico al mondo che pulisce i materassi fino in fondo! Con la sua potenza di 1.200 Volt riesce a penetrare fino in fondo ed estirpare tutti i pezzetti di pelle.
La tizia stessa è stata sempre male nella sua vita... tosse... allergia... acari... epidemiologo... finché un giorno non ha scoperto quell'aspirapolvere.
Hitchcock era un maestro, ma questa tizia è geniale!
Ma il paragone non si esaurisce nella capacità di trasmettere terrore.
Hitchcock era un maestro perché delle volte, guardando i suoi film, capita di essere proprio sicuri di aver visto una cosa, ma in realtà... tu... quella cosa non l'hai vista.
E la tizia è stata geniale perché, in un primo momento, ero proprio sicuro che avesse detto che la loro aspirapolvere fosse anti-acaro.
In realtà non l'ha mai detto (e nemmeno io l'ho fatto).
Il suo discorso è così schematizzabile:
1) sui letti c'è tanta polvere;
2) il loro aspirapolvere è l'unico che elimina a fondo la polvere;
3) sui letti ci sono anche degli acari;
4) il loro aspirapolvere è l'unico che elimina a fondo la polvere.
In nessun punto è stato mai detto che l'aspirapolvere fosse anti-acaro, ma il nostro cervello l'ha colto.
Perché non l'ha detto?
E non lo può dire, semplicemente perché non è vero.
Pure quella della NASA è una cazzata, ma non è la stessa cosa.
Ve lo immaginate uno che va a sporgere denuncia dai carabinieri dicendo "Mi hanno venduto questo coso facendomi credere che era un brevetto NASA con il motore di Valentino Rossi".
I carabinieri come minimo telefonano alla più vicina casa di cura chiedendo se c'è un letto libero.
Cosa ben diversa se un tizio dice "Mi hanno detto che era anti-acaro".
Tutti i prodotti anti-acaro sono presidi medico-chirurgici e con queste cose non si scherza.
Ma ecco che il saltimbanco estrae un rotolino di pezza nero sul quale era stata versata una colata di vernice rosa.
Non vorranno farmi credere che quell'aspirapolvere pulisce quella roba?
"Questo è quello che si trova sui nostri letti" dice la tizia.
No, quella è vernice.
"Respirereste questa roba?"
Quando si secca, la vernice, non dovrebbero esserci problemi.
Appoggia la pezza a terra e sguiscia via, a prepararsi per i colloqui individuali (ancora colloqui?).
E' il momento del cinquantenne che stringe le mani a tutti.
Si prepara a parlare, ma ha un momento di esitazione.
"Come prima cosa facciamo sparire questo, meno la respiro 'sta roba meglio è".
Raccoglie il rotolino di pezza e lo mette via.
Non ci potevo credere!
Che cazzo di spettacolino avevano allestito!
La tizia che mostra il pericoloso talloncino di pezza, lo lascia casualmente a terra e il tizio lo mette via perché pericoloso...
Ma è incredibile, la perizia con la quale stavano fottendo la mia coetanea e l'esodato... poveretti... 
Comunque... anche il cinquantenne aveva un sogno fin da bambino... avere un sacco di soldi.
Ma, a differenza della tizia che voleva un sacco di soldi per puro vezzo, lui li desiderava per poterli dare ai genitori. Perché il sogno della sua vita era aiutare i genitori.
Io personalmente spero che i miei genitori non se la passino mai così male da dover chiedere i soldi a me.
Ma ecco che il cinquantenne si palesa per quello che è, mentre la ragazza è il motore morale dell'azienda, lui è l'economista! Ed eccolo a citare "il Sole 24 Ore"!
Pensate, ha persino ritagliato un articolo che ha appeso in camera!
Forse si è perso però l'edizione quando "il Sole 24 Ore" ha scritto che nei prossimo 10 anni la figura del venditore scomparirà; la voglia di chiedercelo era tanta, ma il saltimbanco mi chiama per il colloquio individuale.
Ed ecco che mi ritrovo a tu per tu con la tizia.
"C'è una delle figure che ti ha attirato di più?"
"No".
E in pochi secondo scendo le scale, spero di beccare qualcun'altro.
Ma indovinate un po'!
La ragazza della reception era scesa al piano di sotto nel cortile!
Non era una mia impressione, stava veramente controllando se la gente in uscita rimanesse a parlare!
Non vuoi che questa chiami i carabinieri con una scusa fasulla se mi vede parlare con qualcuno?
No, no! Lasciamo perdere.
Sono salito in macchina e sono sfrecciato a tutto gas verso Ravenna.
Ed è con questa immagine che voglio lasciarvi.
Quella della mia macchina che sfreccia nella nebbia romagnola.
Un'immagine triste, ma necessaria...
Triste... come la mia anima in quel momento...

E comunque l'aspirapolvere era il Kirby...

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