Quando era ancora un metallaro sedicenne
mi imbattei in un forum sul Metal.
Erano altri tempi.
YouTube e Wikipedia non avevano ancora
messo migliaia di band Metal alla portata di un solo click.
Mentre quelli della vecchia guardia si
lamentavano che ai loro tempi per conoscere nuove band dovevi
comprarti riviste specializzate; noi andavamo sui quei forum che,
secondo loro, avevano messo migliaia di band Metal alla porta di un
solo click.
Su quel forum conobbi DeathRider
Hadez.
Lo trovai lì,
intento a mandare a fanculo un po' tutti quelli che non avevano
capito che l'unico tipo di Metal degno di essere ascoltato era
l'underground.
Trovai persino un
suo messaggio in cui allegava il suo indirizzo mail e invitava
l'utenza ad aggiungerlo su MSN, così da potersi far mandare a fanculo
da lui, in persona e in sincrono.
Lo feci.
Non tanto perché
volevo contraddirlo, ma più che altro perché il metallaro sedicenne
che ero all'epoca ancora non aveva ancora ben chiaro che cosa
significava "underground".
DeathRider Hadez tentò
di spiegarmi la "scena underground", ma a quei tempi ebbi
difficoltà ad afferrarlo.
In effetti: lui era
di Milano, io di Cassino (lo sapete che io, l'Araldo del Metallo, sono di Cassino, giusto?).
Come spiegare,
invece, ad uno di Milano che cos'è Cassino?
Non ci sono nemmeno
le parole, in italiano standard, per spiegarlo.
Proprio a partire
dalla posizione.
Ma dove cazzo sta
Cassino?
Non si capisce
nemmeno tanto bene.
Perché se quelli
del nord ti dicono che stai a sud e quelli del sud ti dicono che stai
a nord, alla fine finisci pure tu per non capire dove stai.
Viviamo in una
piccola città, lontana dalla provincie, circondata da piccolissime
città, anch'esse lontane dalle provincie, che vedono in Cassino la
grande città.
Non capiamo dove
siamo e neanche che cazzo siamo.
Noi di Cassino
siamo e siamo sempre stati un po' così: senza identità.
Non capiamo dove
siamo e neanche che cazzo siamo; persi per definizione.
DeathRider Hadez,
dal canto suo, sapeva
benissimo chi era e cosa voleva.
Gli faceva schifo
tutto il Metal tranne l'underground.
Ma per amare solo
l'underground devi viverlo ogni giorno.
Sì, gli Hadez non
sono certo di Milano e anche io qualche serata dei Vexation e dei
Norther Tod l'avevo vista
Senza nulla
togliere a loro, diciamocelo, Milano è un'altra cosa.
La vita di un
metallaro che viveva l'underground mi sembrava così lontana dalla
mia esperienza di vita.
Se all'inizio della
mia carriera nel Metallo le serate e gli eventi Metal mi sembravano
incredibili scoperte, più uniche che rare, devo ammettere che nel
tempo la situazione è stata poi altalenante.
Si sono susseguiti
anni frenetici e anni di calma piatta.
Ed è in questi
ultimo periodo, più che frenetico e scatenato, che si è inserito il
Titans of Metal: il primo Metalfest a Cassino.
Se sapete che io
sono di Cassino saprete anche che Onore al Metallo non è una fanzine, non
è blog di recensioni e live report.
Proprio per questo
non farò un live report, non celebrerò le esibizioni delle band.
Vi dirò, invece,
cosa è stato per noi il Titans of Metal.
E ve lo dirò a
partire dai commenti dei più cazzoni e coglioni tra i miei
conoscenti.
Mi riferisco a
quelli che, a petto in fuori e con fare supponente, sentenziavano «Ma che cazzo chiami 'sta serata "Titans of Metal" se
tanto è 'na serata normale con 4 gruppi?»
Ovviamente erano
non metallari: gente che per definizione non va ascoltata.
'Sti cazzoni, in
fin dei conti, solo due cose non hanno capito:
- il lavoro che fanno le loro madri quando le accompagnano sulla superstrada;
- che il Titans of Metal, per tutti noi, è stato un simbolo.
Perché noi esseri
umani (e anche noi metallari, che degli esseri umani rappresentiamo
un gradino evolutivo superiore) siamo esseri simbolici.
Non è importante
che al Titans of Metal abbiano suonato 4 gruppi: lo stesso numero del
venerdì prima, a 15 km di distanza, a Piedimonte (San Germano... lo so che stavate pensando a Piedimonte Matese).
Perché il Titans è
stata una celebrazione e il coronamento di tutte le serate che si
sono susseguite in questo ultimo periodo.
Perché il Titans è
stata una celebrazione del passato, del presente e del futuro.
Quel giorno ci
siamo ritrovati tutti, i piccoli, i medi (come me) e i grandi.
C'è
sempre stata una categoria di persone che ho sempre odiato: quei
rockettari che frignano sugli anni '70 che non torneranno mai più.
Anche gli anni '80
del Metal non torneranno mai più; ma a noi poco ce ne fotte, perché
i nuovi '20 stanno per cominciare.
Il futuro è
nostro.
Il futuro siamo
noi... solo un po' più vecchi...
E il Metallo non
morirà mai.
P.S.
Nel caso tu che
leggi sia DeathRider Hadez e ti stia chiedendo chi cazzo ha
suonato a 'sto Titans of Metal, eccoli a te:
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