lunedì 10 marzo 2014

Papa (Guerrilla) Marketing.

Ho scoperto, con disappunto devo ammettere, che qualcuno ha già da tempo soprannominato il buon Francesco I "Papa Marketing".
E dico "con grande disappunto" non perché secondo me questo soprannome non gli calzi, ma perché nei primi giorni del suo pontificato sembravo l'unico ad essersi accorto di quanto tutta la sua immagine fosse strumentale ad una grande campagna di marketing.
Forse avrei dovuto gettarmi sul blog e scriverlo subito. Chissà, forse sarei stato veramente il primo a dirlo.
Al giorno d'oggi di testi che parlano di marketing ce ne sono così tanti che se non fossero stati stampati avremmo, di certo, salvato una superficie boschiva grande quanto il Texas.
Ma di tutti questi testi in circolazione ve ne voglio consigliare uno: si chiama Guerrilla Marketing[1] ed è scritto da Jay Conrad Levinson e Paul R.J. Haley. I due autori americani hanno inventato un nuovo modo di fare marketing e l’hanno chiamato “guerrilla” per l’ovvia associazione di idee che si viene a creare pensando all’omonima tattica di lotta armata. Se i grandi piani aziendali, con le loro ricerche di mercato, gli studi sulla concorrenza e chi più ne ha più ne metta, ci possono sembrare grandi e costose e stancanti campagne di una lunga e faticosa guerra di posizione, gli economici e veloci attacchi lampo della guerriglia rappresentano al meglio, invece, le tattiche di questo nuovo ed innovativo modo di fare marketing. Il testo di Levinson e Hanley ci offre alcuni precetti e/o principi che sembrano essere applicabili alla perfezione alla figura di papa Francesco I[2].
Leggiamone qualcuno da Wikipedia[3]:

1) Il guerriglia marketing è uno strumento adatto agli imprenditori che non dispongono di grandi budget (stanziamento pubblicitario limitato).

Ehm... imprenditori che non dispongono di grandi budget... ehm... volevo dire... ehm... vabbè questo principio non è applicabile...

2) L'investimento nel guerriglia marketing si basa sul tempo, l'energia e l'immaginazione anziché sul denaro.

Un enorme campagna di sensibilizzazione alla religione costerebbe: è marketing tradizionale. Eleggere un pontefice atipico non costa niente. E’ servita solo un po’ di immaginazione: un papa umile (ok... tanta immaginazione) e diamo tempo al tempo...

3) Il metodo per misurare gli affari realizzati attraverso il guerriglia marketing è in termini di profitto anziché di vendite.

4) Inoltre, il metro di giudizio è determinato dal numero di nuove relazioni instaurate ogni mese.

Il che vuol dire che per misurare l’effetto che ha avuto la strategia di marketing “Papa Francesco (op.) I” non bisogna considerare una sterile tabella numerica che riporta le statistiche di quante persone si sono convertite al cattolicesimo; occorre invece considerare il gran numero di “nuove relazioni createsi”[4] spontaneamente e in modo virale[5]: la sua enorme presenza mediatica, quelle simpatiche vignette “Papa Francesco è così umile che ecc. ecc.”, la rivista a lui dedicata, l’album di figurine, l’action-figures con jeep e fucile mitragliatore...

5) È necessario creare uno standard di eccellenza realizzato attraverso focus specifici, anziché diversificare l'offerta con diversi prodotti e servizi.

Non intasiamo il mercato con altri papi poliglotti e/o teologicamente sapienti. Che cosa chiedevano tutti alla Chiesa Cattolica? Un papa umile. Questo è il focus. Realizzato al meglio.

6) È necessario puntare a incrementare il numero di accordi commerciali con acquirenti esistenti, anziché concentrarsi sull'acquisizione di nuovi acquirenti.

E infatti la strategia P.F. op. I non è assolutamente tesa ad attrarre nell’area d’influenza della Chiesa Cattolica protestanti, atei e qualche satanista. La strategia deve consolidare e rafforzare la relazione con quelli che per esempio erano cattolici ma non andavano più a messa e a far tornare in piazza San Pietro qualcuno che non ci andava dai tempi di Papa Giovanni Paolo II (alias Papa op. Conquista Polonia e paesi limitrofi).

7) Dimenticare la competizione e concentrarsi sul modo di cooperare con altre tipologie di affari.

8) Il guerriglia marketing deve essere sempre una combinazione di diversi metodi di marketing.

9) Utilizzare le tecnologie esistenti come strumento per rafforzare il proprio marketing.

Il che significa continuare comunque a spingere anche sugli altri canali di comunicazione tradizionale. Ma bada bene Papa Francesco...

We don’t get than king of fools
We don’t mind your life is trite
You are the king of fools
We are never gonna be like you
We don’t follow
King of fools
You’re the blind to lead the blind
And I walk the wicked way[6]

[1] J. C. Levinson, P. R.J. Hanley, Guerrilla Marketing, LIT, Roma 2007.
[2] Posto e considerato che non credo che il collegio cardinalizio abbia effettivamente consultato una copia del testo di Levinson e Hanley, sicuramente marketing sanno farlo e lo fanno bene.
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Guerriglia_marketing.
[4] Nel testo viene molto approfondita la questione delle “nuove relazioni” da creare attraverso una buona strategia.
[5] Qualcosa di molto simile a quello che il marketing tradizionale chiamava publicity.
[6] “King of Fools” in: Edguy, Hellfire Club, Nuclear Blast, 2004

1 commento:

Anonimo ha detto...

SEI UN ROTTO NEL CULO