venerdì 27 settembre 2019

Mamma Orsa e il suo stranissimo quesito.

Eh sì, non è che uno basta che è laureato ed è intelligente; ma non è di questo che intendo parlare.
Cioè, questa era un'introduzione necessaria, poiché funge da cornice.
Una cornice di Metallo... ovviamente.
Successe, quando frequentavo la triennale, che entrando in aula trovai alcune mie colleghe intente a discutere del perché l'acqua fosse trasparente e, invece, la neve bianca.
Non è che stavano proprio discutendo della questione: perlopiù stavano ridacchiando e farfugliando stronzate.
Tra una risata e l'altra, una a turno se ne usciva dicendo: «Ma allora perché l'acqua è trasparente e la neve è bianca?»
Scrollai le spalle e presi posto per l'imminente lezione.

Terminata la lezione, mi recai alla fermata dell'autobus: le ragazze erano ancora inerpicate nella discussione.
A quel punto nacque in me una sana curiosità teoretica di capire da dove mai uscisse questa storia.
Mi avvicinai ad una di loro (per mascherare la sua identità la chiamerò Mamma Orsa) e le chiesi: «Ma 'sta questione dell'acqua e della neve... ma che cazzo vuol dire?»
«Eh...» ridendo «Perché l'acqua è trasparente e la neve è bianca?»
«Come sarebbe a dire, scusa?»
«So' giorni che lo sto chiedendo, ma nessuno lo sa! Me lo sai dire tu?»
«E ma certamente! L'acqua, a causa della sua configurazione elettronica, non assorbe alcuna onda luminosa e per questo è trasparente. Quando si solidifica, invece, a causa del legame idrogeno, le molecole d'acqua tendono a disporsi formando dei piccolissimi cristalli che, questa volta, deviano la luce. Ogni singolo cristallo è ancora trasparente, ma visto che questi cristalli sono piccolissimi, quello che noi percepiamo è l'effetto di un graaandissimo numero di cristalli che deviano la luce. Visto che la luce bianca è il risultato della sovrapposizione di tutti gli altri colori nello spettro visibile è proprio questo che percepiamo».
Mamma Orsa non fu affatto soddisfatta della mia risposta e sbottò: «Sci, vabbe'!» (i sorani dicono sempre “Sci, vabbe'”) «Non è mica una questione scientifica! Voglio una risposta filosofica!»

Mamma Orsa: drammatizzazione.

A distanza di anni dall'accaduto, devo ammetterlo, non ho ancora capito che cosa volesse dire.
Cioè probabilmente aveva trovato da qualche parte una citazione di Fabio Volo a e aveva girato mezza università dicendo 'sta cacchiata.
Forse qualcosa connesso ai cambiamenti nella vita adolescenziale... non lo so.
Mettiamo, invece, che tutto ciò non sia vero...

Mettiamo, dico per fantasia, che in realtà Mamma Orsa volesse davvero sapere perché l'acqua è trasparente e la neve bianca.
Non soddisfatta delle mia risposta, avesse chiesto ancora: «E perché l'acqua non assorbe alcuna onda luminosa?»
«Perché vedi, Mamma Orsa, ogni elettrone può assorbire solo un quanto di luce di una specifica frequenza perché possa verificarsi una transizione energetica. Cioè vuol dire che all'interno delle molecole dell'acqua, gli elettroni non hanno livelli superiori di energia disponibili nel campo associato alla luce visibile. Ciò vuol dire che non assorbono alcun fotone che fa parte della luce visibile, quindi quest'ultima vi passa (quasi) indisturbata».
«E perché ogni elettrone può assorbire solo fotoni da una specifica frequenza?»
«Perché ogni frequenza ha una particolare quantità di energia e ogni elettrone ha bisogno di una particolare quantità di energia per fare una transizione energetica. Quando queste due quantità di energia sono uguali ecco che l'elettrone assorbe proprio un fotone da quella frequenza».
«E perché ogni elettrone ha bisogno proprio di quella quantità di energia per fare una transizione energetica?»
E qui Mamma Orsa mi avrebbe fregato!
Purtroppo a questo livello si esaurisce la mia conoscenza di questi fenomeni e non avrei saputo più cosa rispondere.
Ci sono le così dette “regole di transizione”, ma io non le conosco.
Mamma Orsa mi avrebbe battuto!
Ovviamente al netto del fatto che io avrei potuto tirarle un bel cazzottone in pieno viso; ma già le femministe cagheranno il cazzo per la stupidità delle protagoniste, figuriamoci se avessi condito il racconto con episodi di violenze corporali sulle donne.

Torniamo a noi... Mamma Orsa ha dimostrato che non so spiegarle perché l'acqua è trasparente e la neve bianca... o no?
Diciamolo, non conosco queste benedette regole di transizione, però io, personalmente, mi ritengo abbastanza soddisfatto della mia spiegazione iniziale su acqua, cristallini e luce visibile!
Qualcuno, invece, potrebbe essere d'accordo con Mamma Orsa (ovviamente la Mamma Orsa di fantasia, non quella vera che stava solo ripetendo cazzate).
Questo qualcuno potrebbe dire, con lei, che siccome siamo giunti ad un livello al quale devo rassegnarmi dicendo “non lo so” ciò vuol dire che, effettivamente, non so perché l'acqua è trasparente e tutto via discorrendo.
Se con me ci fosse stato un amico che studia fisica avrebbe certamente potuto dire “Alberto, da ora in poi continuo io...”, ma anche a tutte le sue risposte Mamma Orsa avrebbe potuto rispondere “Perché?”.

A questo punto, davanti al mio amico fisico si sarebbero presentate due strade: cercare di continuare all'infinito o rassegnarsi ad arrivare ad un punto in cui dire “E così e basta!”.
Come continuare all'infinito?
Semplice: raggirando Mamma Orsa dandogli risposte confezionate ad arte per deviare la sua attenzione verso un altro argomento nel quale continuare a dare risposte.
Questo avrei potuto farlo anche io, però! Prima di raggiungere il mio livello di non conoscenza avrei potuto deviare il discorso confezionando ad arte delle risposte per tenere il discorso al di sopra di questo livello.
Per esempio... «E perché ogni elettrone può assorbire solo fotoni da una specifica frequenza?»
«Ha a che vedere con la struttura degli atomi: ci sono certi precisi livelli di energia ai quali un elettrone orbita intorno al nucleo!»
«E perché gli elettroni orbitano intorno al nucleo?»
«Eh Eh» avrei pensato «T'ho fottuto, Mamma Orsa del cazzo!»

Come si può vedere: la neve è bianca.


Quindi, si può continuare all'infinito deviando l'attenzione prima di raggiungere il livello di non conoscenza (per me) o il livello a cui bisogna dire “E' così e basta” (per il mio amico fisico).

Naaa... prima o poi Mamma Orsa ci fregherà entrambi.

Ora, io me la cavo dicendo “Eh ma sono io che non conosco bene la materia... chiedi a qualcun altro”.
Il fisico sta veramente in una cattiva posizione: deve dire “E' così e basta!” ad una che vuole sapere il perché.
Ora, immaginiamo un'altra Mamma Orsa ancora. Quella che avevamo immaginato fino ad ora era una Mamma Orsa animata da una incredibile curiosità teoretica.
Immaginiamo ora che Mamma Orsa sia una di quelle che utilizza la parola “perché” in un altro modo.
Quale può essere un altro utilizzo del “perché”?
Quello in cui lo utilizzano gli anti-evoluzionisti, per esempio.
Perché c'è l'evoluzione?
Quel “perché” nasconde in sé una sorta di finalismo.
«Non voglio sapere come funziona l'evoluzione, voglio sapere perché c'è!»
«L'evoluzione è un epifenomeno: è una struttura emergente che dipende dal semplice assunto di base “sopravvive ciò che è stabile; scompare ciò che è instabile”».
«Ma perché è così?»
Nella gigantesca rete neurale, nel nostro cervello, dove si “trova” la parola “perché” sono imprigionati sfumature di significato finalistiche.
Finalismo implica un proposito. Una specie di ribaltamento: le cose avvengono per uno scopo, non per una causa.
Le persone che la pensano così continueranno all'infinito a chiedere “perché” non a causa della loro sana curiosità, non perché hanno letto una citazione di Fabio Volo; ma perché l'unica risposta che sanerebbe il loro dubbio è una risposta finalistica.
Né io, né il mio amico fisico, né Tony Kakko potremmo mai darle una risposta finalistica, perché la Scienza non dà risposte finalistiche.
Non sto dicendo che se lo chiedessi a loro direbbero: «Siccome io sono un tipo un po' finalistico, non mi soddisfi se non mi tiri in ballo una spiegazione finalistica!»
E' un qualcosa di un po' più inconscio, che ci portiamo dietro nella nostra cultura occidentale.
Purtroppo siamo nati proprio nell'universo in cui le cose non avvengono per un fine, ma per una causa.
Siamo nati in questo Universo e dobbiamo farcene una ragione.

Aspettate!
Per controbilanciare la stupidità delle mie colleghe, aggiungo che il fisico presente in questa storia era una donna!
Bene, così pure le femministe staranno tranquille...


Nessun commento: